no dei maggiori complessi monumentali di Napoli; costituisce, in assoluto, uno dei più riusciti esempi di architettura e arte barocca.



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Orario
lun mar gio ven sab dom
L'ingresso è consentito fino alle ore 16:00
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Biglietti
Storia
Sulla sommità del colle che domina l’intero golfo di Napoli sorge la Certosa di San Martino, fondata nel 1325 da Carlo d’Angiò, duca di Calabria, che la volle in una posizione dominante la città accanto al castello Belforte. Il complesso fu realizzato da Tino di Camaino e Attanasio Primario, ma della loro opera restano solo i sotterranei gotici. I certosi entrarono nel monastero nel 1337 e la chiesa nel 1368 fu consacrata sotto il regno di Giovanna d'Angiò. Alla fine del XVI secolo la Certosa subì un rimaneggiamenti e ampliamenti in stile tardomanierista e Barocco. I lavori vennero affidati dal 1589 al 1609 al Dosio; Dal 1618 al 1625 la direzione del cantiere passò a Giovan Giacomo di Conforto; 1623 al 1656 passò a Cosimo Fanzago che lasciò la sua impronta artistica. Nella prima metà del XVIII secolo i lavori passarono al Tagliacozzi Canale e al Vaccaro. Nel 1799 i certosini vennero cacciati per giacobinismo, ritornarono nel 1804 e dopo un po' vennero di nuovo espulsi; nel 1836 vennero di nuovo riammessi e infine espulsi definitivamente nel 1866.
Nel corso del tempo lavorarono per i monaci certosini artisti molto rinomati: tra i pittori vi furono Ribera, Battistello Caracciolo, Lanfranco, Luca Giordano; tra gli scultori invece abbiamo il contributo di Giuseppe Sanmartino e Domenico Vaccaro.
Quando nella seconda metà dell'Ottocento la Certosa diventa Museo Nazionale Italiano il complesso monastico subì notevoli cambiamenti fino a Novecento inoltrato. Un eccellente restauro ci consegna l'attuale ordinamento della Certosa, che mantiene intatta la corretta percezione del luogo religioso e dello spazio antico in un itinerario museale che alterna testimonianze della storia di Napoli e della chiesa a panorami mozzafiato percepibili da loggiati, belvederi e giardini. La Certosa di San Martino, nel corso dei secoli ha arricchito sempre di più il suo prestigioso e prezioso patrimonio artistico.
La piazza, il cortile d'onore e la chiesa
Sul piazzale c'è la chiesa delle donne opera del Dosio, e ornata da stucchi nel XVII secolo. A destra è l'ingresso, nell'androne è situato uno stemma angioino. Dall'ingresso si accede al cortile d'onore realizzato sempre dal Dosio. Sulla sinistra prospetta la chiesa trecentesca rimaneggiata dal Dosio (che riadattò il pronao da cinque arcate a tre arcate ricavandone due cappelle) e da Cosimo Fanzago (che costrui una serliana per mascherare la facciata precedente); la parte superiore e le pareti sono del Tagliacozzi Canale. Nello spazio tra la serliana e la facciata ci sono gli affreschi di Micco Spadaro, Giovanni Baglione e Belisario Corenzio.
L'interno della chiesa
La chiesa, a navata unica con quattro cappelle (due di esse sono comunicanti con le prime di destra e di sinistra), presenta un alto livello di decorazione a cavallo tra il XVI secolo e il XVIII secolo. Cosimo Fanzago è l'autore delle transenne delle cappelle e della decorazione delle cappelle di San Bruno e del Battista; sempre del Fanzago sono i festoni di frutta sui pilastri e quattro putti marmorei sulle arcate delle cappelle.
Il pavimento marmoreo della navata è di frà Bonaventura Presti che riutilizzò alcuni marmi intarsiati dal Fanzago. Ai lati del potale d'ingresso ci sono due statue del medesimo Fanzago, che tuttavia furono terminate da Alessandro Rondone; sempre nei pressi del portale sono collocate due tele di Jusepe de Ribera e sopra il portale una Deposizione di Massimo Stanzione. La volta è arricchita da un ciclo pittorico di Giovanni Lanfranco che maschera le strutture a crociera della copertura.
I chiostri
Il Chiostro Grande: risale al XVI secolo, costituito da 16 colonne di ordine dorico-toscano, dal cimitero dei certosini e dalle statue del loggiato, dai busti dei santi certosini sui portali, dal finto pozzo nel centro e da numerosi alberi da frutto. E’ considerato uno splendido esempio dell’arte napoletana seicentesca.
Il Chiostro Piccolo: detto anche Chiostro dei Procuratori è un’opera del Dosio, attraverso di esso si giunge ai giardini e alle sale del Museo Nazionale, al centro presenta un pozzo (Felice de Felice). Il pavimento, in cotto e maiolica, fu opera di Giuseppe Massa, nel 1741 fu decorato con motivi di volute e nastri..
I Giardini
Ai giardini della Certosa si accede dal fondo dell’androne, restaurato nel 1969-70; essi si estendono sino alla collina del Vomero e vi si possono ammirare numerose specie arboree e floreali.
I giardini sono divisi in tre ripiani:
- ripiano alto: era anticamente l’erbario della farmacia dei monaci certosini.
- ripiano intermedio: vi si accede dalla sezione Ricordi Storici, ed era l’orto del Priore il più accurato architettonicamente .
- ripiano inferiore: Sono le vigne dei monaci, contornati dalla passeggiata.
La Certosa di San Martino si trova in una zona del Vomero molto panoramica ed è facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici ( metropolitana e la suggestiva funivia).
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